Humana Musica. Educazione musicale e ricerca
L’identità personale, professionale, è come una lunga campagna alla conquista di se stessi, dove troviamo sconfitte e vittorie, un’identità che sembra destinata a rimanere perennemente incompleta e in divenire. Ogni tipo di insegnamento vive della complessità e della pluralità della vita, ed anche l’insegnamento della musica non sfugge ovviamente a questo destino. Nel vivere le relazioni professionali e umane con colleghi e musicisti emerge ben presto, ed in modo naturale, la necessità di punti di riferimento, di esempi, in una parola di Maestri.
E' grazie all'esempio che l'insegnamento valido risulta ostensibile, quella continua ricerca che in primis si fa su se stessi. Nelle pagine del sito vorrei illustrare alcuni passi della mia personale ricerca filosofico-musicale sviluppatasi, in buona parte, nel quotidiano contatto, maturato da anni, con la pedagogia e la didattica musicale Waldof. Tuttavia, come afferma il filosofo tedesco George Simmel " l'individuo diventa tanto più se stesso, quanto più ingloba tratti di universalità condivisi dai suoi simili, quanto più allarga il ventaglio delle possibili componenti della propria personalità, senza però esaurire la sua unità non analizzabile, non deducibile da altro". Ed ecco allora che anche esperienze, interessi o passioni eterogenee - maturate in uno spazio di interessi personali - si contaminano felicemente con la musica e con la continua ricerca di un modello di Educazione musicale, che non può che essere costantemente aggiornato, mai fissato una volta per tutte: il paradigma è quello del work in progress. La vita mostra sempre i suoi tratti molteplici ed inafferrabili, ed è solo coltivando l'arte, con molta probabilità , che l'uomo riesce a regalarsi quello spazio di libertà altrimenti negato. La scelta dell'immagine che compare in alto nella pagina, quella del Trischelion, che sintetizza la triplice distinzione di spazi intimamente correlati, non è ovviamente casuale. Con essa volevo dare visibilità alla celebre definizione che della musica fece il filosofo medievale Severino Boezio, il quale parlava della distinzione della musica in mundana, humana e instrumentalis. Di quella mundana e di quella instrumentalis sappiamo sicuramente molto, meno invece conosciamo di quella humana. E' stato sicuramente questo uno dei motivi per cui ho scelto quest'ultima come sfondo teorico di queste pagine ( invertendone comunque la dicitura originale). L'humana musica pertanto è quindi una musica comprensibile a chiunque saprà calarsi in se stesso, come lo stesso Boezio ricordava. Essa comunque non vive in una dimensione unicamente sonora, per cui - come ci suggerisce il compositore Albert Mayr - dovrà essere percepita fondamentalmente come " l' armoniosa interazione tra forze intellettive, psichiche e corporee dell’uomo, a livello sia individuale che interpersonale”. Per concludere volevo riportare una frase presente in una delle celebri raffigurazioni dell'incisore olandese Mauritius Escher, Minimae oppresse conquiescunt voces, e cioè "se lasciate libere di esprimersi le voci diventano più calme". Si tratta di quelle voci - e quindi di quella musica - che se liberate si dirigono nella direzione sperata, cioè verso l’uomo, verso la sua interiorità, o come disse Enrico di Ofterdingen, l'eroe dell'omonimo romanzo di Novalis, " sempre verso casa". Vincenzo Vacante |
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